Con Massimiliano Nuzzolo

La fine del mondo

Un viaggio tra il mondo e il suo limite, tra sogno e pura realtà.

Questa è la Sua fine del mondo.

  • Nel tuo romanzo ci sono diversi elementi: ironia, ma anche toni seri che conducono a profonde riflessioni. Ho letto che la fine del mondo è un libro che fa ridere, invece il tuo vero intento qual era?  

Sì, nel romanzo c'è la compresenza di vari elementi, seri, serissimi, esilaranti, romantici, grotteschi. Il mio intento era catturare il lettore e portarlo insieme ai protagonisti dentro la storia. 

Ognuno lo sta leggendo secondo il proprio sentire: molti ridono a crepapelle focalizzandosi ora sulla dimensione letteraria ora sui tic della lingua ora sulle citazioni che spesso diventano vere battute a incastro. Altri trovano delle parti estremamente poetiche e commoventi, e in effetti lo sono, direi addirittura strazianti. Poi ci sono quelli che mi stanno scrivendo dicendomi di aver vissuto l'avventura insieme ai personaggi fino all'ultima pagina vedendo i loro volti. E giocando con l'ironia posso dire che c'è anche qualcosa di più profondo da cercare nel testo, magari leggendolo al contrario o saltando delle righe... 

  • Passi molto belli e intensi del libro – inducendo anche forte di idee riflessive – sono quelli in cui Dio e Satana si incontrano. Come mai hai sentito la necessità di farli incontrare e, in qualche modo, di collaborare?  

Dopo numerosi studi sulle Sacre Scritture e tante discussioni sulla società mi è parso naturale farli incontrare e discutere, specialmente su un tema così importante come l'ipotetica fine del mondo. In fondo Satana è pur sempre un "dipendente" dell'Altissimo, e si sa, anche i Top Manager hanno bisogno di consulenti... Inoltre giocando con i loro ruoli e i testi sacri ho potuto davvero fare un'analisi approfondita rivolta al genere umano, ma allo stesso tempo la caratterizzazione spiazzante che ho dato loro mi ha consentito di rendere il dialogo frizzante e al passo coi tempi... 

  • Parli delle diverse forme di scrittura esistenti oggi: curativa, creativa, terapeutica... ce ne sono davvero tante, ma affermi anche che quella della scrittura è un lavoro solitario e triste (e anche questo è vero) allora come spieghi che oggi scrivono sempre più persone? Da cosa è dovuto? 

Certamente, la scrittura ha milioni di declinazioni, non unicamente destinate al mercato e nemmeno alla pubblicazione. Grazie a Dio. Ma non c'entra con la riflessione sulla scrittura come lavoro solitario e infelice è proprio una valutazione sul lavoro di scrittore (un lavoro vero e proprio con pochi pro e molti contro), cioè di chi pratica realmente questo lavoro, non di chi si approccia​alla scrittura spesso senza studio, ma pure senza arte né parte, credendo che sia un passatempo o un modo per arrivare ad altro, e che, come mi confermi in questa domanda, è una quantità industriale di persone che probabilmente non ha nemmeno idea di cosa sia la letteratura e probabilmente non legge libri... 

E' sicuramente dovuto da un'errata comunicazione legata alla narrativa mainstream e ai personaggi che pubblicano libri per le major che spesso non c'entrano affatto con la scrittura, ma di sicuro generano un gap devastante nelle menti della gente: ho incontrato moltissime persone che vogliono pubblicare libri per andare in tv o diventare famose... lo definirei come qualcosa di aberrante. Io voglio scrivere perché ho qualcosa da dire e mi auguro di essere in grado di trasmetterlo attraverso la pagina su cui lavoro indefessamente; mi pare ci sia uno sconvolgimento dei concetti base, ma non solo nella letteratura, è evidente ormai. 

  • Chi è il vero protagonista della storia? Dante o Kospic? E tu Massimiliano in tutta questa storia dove sei? 

Dante è il protagonista assoluto, nei secoli dei secoli. Amen. Edgar Kospic è il nostro eroe ma soltanto un araldo di belle fattezze, e scusa se gioco con i termini e i ruoli. Io, ovviamente, come Madame Bovary, sono ovunque. 

  • Hai scritto tantissimi libri, ma ce ne è uno che occupa un posto particolare per te? Ci racconta qualcosa a proposito

Amo tutti i miei libri e tutti occupano posti particolari nella mia vita. Dal romanzo d'esordio "L'ultimo disco dei Cure" che ancora si vende, passando per "Fratture" che è una storia a cui sono affezionato o all'"Agenzia della buona morte" che mi fa sempre sorridere quando lo sfoglio, fino ad arrivare alla "Verità dei topi" e alla "Fine del mondo" e a quello che sta per uscire per Vallardi che ha un significato potentissimo per me ma di cui è prematuro parlare, anche se in mezzo ce ne sono tanti altri, tutti preziosi per me, mi fanno pensare a momenti particolari della mia vita, alle persone che ho perduto, a quelle che ho conosciuto, amato, a quelle che odio, a quelle che amo, ai sorrisi, alle lacrime, alla gioia... 

E per risponderti come farebbe uno scrittore mainstream: "Quello che amo di più è sicuramente il prossimo". 

  • Alla fine chiedo sempre all'autore, a cui pongo domande, di dedicarci qualcosa, e siccome anche io adoro Dante e sono ammirata dalla sua Divina Commedia ti chiederei: se dovessi dedicare dei suoi versi alla Biblioteca dei Miracoli Nascosti quali sceglieresti? 

Sicuramente questi:

O buono Appollo, a l'ultimo lavoro
fammi del tuo valor sì fatto vaso,
come dimandi a dar l'amato alloro... 

Grazie davvero per la tua intervista e il tempo che la Biblioteca dei Miracoli Nascosti mi ha dedicato. 

Massimiliano.

E noi ringraziamo lui, anche per i preziosi versi che ci ha dedicato.

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