A tu per tu con Cristiana

Cristiana Vigliaron ci ha portato indietro nel tempo con il suo romanzo di formazione dal titolo "Non chiamarmi sorellina". 

  • Cristiana se ti chiedessi di parlaci di te in poche righe cosa vorresti raccontarci?

Sono una persona che, come capita a tanti, cerca di portare avanti dei progetti, familiari, personali, ideologici, provando a dare il meglio per farli procedere in parallelo. Non è facile, perciò, tendo a chiedere molto a me stessa. È come se la mia vita procedesse a comparti stagni: una brava mamma e moglie, una donna che svolge un'attività in proprio, una 'viaggiatrice da salotto' che viaggia più con l'immaginazione, la lettura e la scrittura, che con i mezzi di trasporto! 

La scrittura mi accompagna da sempre, penso sia un modo per salvare dall'oblio storie familiari alle quali sono legata, convinzioni personali, frammenti di memoria. Forse è un tentativo disperato ma non posso fare a meno di seguire questa mia inclinazione. Per quanto riguarda il mio vissuto ho una formazione umanistica, ho lavorato per un periodo per un quotidiano per la pagina di cultura e in ambito educativo, fino a quando non ho deciso di intraprendere, assieme a mio marito, un percorso che mi ha riportata alle origini: la terra che coltivavano i miei nonni è diventata "La terra di mezzo", agriturismo, attività didattiche, ricettività. Un altro modo per far sopravvivere il passato.

  • Non chiamarmi sorellina è una saga familiare che parla di un preciso periodo

    storico. Come mai hai scelto di ambientarlo in quel periodo? Ne sei legata in

    modo particolare o perché era solo quello che poteva meglio rispettare la tua

    storia?

Tutti i manoscritti che ho scritto sono ambientati in particolari periodi della Storia e in tutti c'è una doppia accezione del tempo: il tempo del libro e il tempo dei personaggi. 

In "Non chiamarmi sorellina" il tempo del libro sono gli anni '70, la sfida del femminismo, mentre il tempo di Silvia, la protagonista, è rappresentato dal percorso che questa giovane donna compie verso l'autodeterminazione perché questo è principalmente un romanzo di formazione. Mi piace confrontarmi con le diverse epoche, è una sorta di esercizio di stile: provare a creare un'ambientazione verosimile attraverso gli oggetti, gli abiti, lo stile di vita di un determinato periodo storico. E poi chi può dire di non essere legato agli anni '70, almeno nella propria giovinezza? Gli anni ribelli, la lotta per i diritti, per l'emancipazione della donna. Temi del tutto attuali che possono ancora farci riflettere.

  • Da dove parte l'idea di scrivere "Non chiamarmi sorellina"?

L'idea parte dalla voglia di costruire una storia che fosse prima di tutto verosimile, senza enfasi ma scritta con il cuore. 

Poi c'è sempre qualcosa di autobiografico nei miei romanzi, magari seminato qua e là, quasi impercettibile. Quello che cerco di fare con la mia scrittura è costruire un'emozione autentica prima di tutto per me stessa che possa arrivare al lettore e quando un lettore mi dice "Mi sono emozionato", beh per me è già un successo. 

In "Non chiamarmi sorellina" ho messo insieme la storia di una famiglia, il contesto storico, ben presente in questi dieci anni (dal '69 al '79) in cui si svolge la vicenda e il tema della crescita, dell'evoluzione dei personaggi.

  • C'è una domanda che amo sempre fare a tutti e che ogni qual volta leggo un

    buon libro mi incuriosisce scoprire. Dov'è Cristiana in questo libro? Quale

    personaggio sei? (se sei in qualcuno di loro).

In questo libro non mi riconosco in nessuno dei miei personaggi ma ci sono delle cose della mia infanzia (ad esempio quando Silvia ricorda la canzoncina che le cantava suo padre da piccola, è la stessa canzone che mi cantava mio padre). In questo romanzo riconosco mio padre in alcuni tratti di Francesco, una parte di storia familiare soprattutto all'inizio del romanzo. Io ci sono tra le righe: un fiore in mezzo alle pagine di un libro, il disegno su una vecchia coperta, il ritornello di una canzone. Sono elementi della mia vita fusi nel libro, sopravvivranno almeno su quelle pagine.

  • Ci racconti un po'; dei tuoi progetti letterari futuri? Hai già in mente un nuovo

    libro?

Ho un manoscritto nel cassetto ambientato negli anni '20, una storia drammatica e visionaria alla quale dovrò trovare una strada; in questo momento questo è un po' il mio tarlo! 

Poi ho un manoscritto ambientato nel dopoguerra che parla di una donna forte e cocciuta, pronta ad andare contro tutto e tutti pur di perseguire i propri obiettivi. Ci devo lavorare sopra anche perché l'impulso di scrivere non mi abbandona mai ma mi sento già a un buon punto. Quindi spero di potervene parlare al più presto.

  • Cosa ne pensi della Biblioteca dei miracoli nascosti? C'è qualcosa che potrebbe

    fare per migliorare il lavoro di promozione e critica letteraria?

In questo contesto frenetico dell'editoria attuale, con self- publishing e la mole di testi pubblicati ogni anno, i blog dei lettori e i social in genere sono una delle poche vie a disposizione di esordienti e autori self per emergere. 

È bello che tu abbia trovato un canale per condividere la tua passione per la lettura e la tua capacità critica.

Grazie mille Cristiana per aver scelto la Biblioteca Dei Miracoli Nascosti. 

Porteremo Silvia - con anche tutte le sue fragilità e la forza tipica delle donne nel sapersi rialzare - sempre nel cuore.

Un grazie spetta alla pagina Scrittori & Co, nostro ponte di unione

Speriamo di rincontrarci all'interno di una nuova storia e di una nuova epoca. 

© 2020 La biblioteca dei miracoli nascosti  di Nanci
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