il Nostro A Tu per Tu con...

Simona Sonnino

Ciao Simona 

con il tempo stiamo imparando a conoscerti ma nel leggere il tuo ultimo libro dal titolo  "Un sogno chiamato Shoà" ho trovato molti aspetti che mi hanno incuriosito.

 proviamo a parlarne insieme....

 Se ti dovessi descrivere in poche righe cosa ti sentiresti di raccontarci di te?

 Anche solo  un piccolo aspetto o una sfumatura importante, giusto per farti  conoscere meglio

Descrivere Simona è un compito ingrato. 

Posso affermare che nasce come ragazza solare e piena di vita. Purtroppo il tempo e le vicissitudini della sua vita l'hanno maturata e plasmata in maniera che ha dovuto mettere fuori gli artigli. Il suo carattere s'è andato quindi incupendosi mostrando un lato di Simona diverso , più battagliero direi. Ma la Simona d'un tempo non è sparita per sempre , anzi , emerge maggiormente nei suoi scritti , dove si mostra completamente agli altri in tutte le sue sfaccettature. 

Un sogno chiamato Shoà: perché hai sentito la necessità di raccontare proprio su questo tema?

Inizierei coll'affermare che sono di origine ebraica. 

Diciamo che come abitudine primaria il nostro popolo ha quella di raccontare la Shoà con tutte le sue disgrazie. Spesso i nostri nonni , perlopiù reduci dei Campi , hanno raccontato episodi inerenti alla loro vita e ai loro sentimenti , mostrando sul braccio una testimonianza tangibile. Sono venuta così a conoscenza del fatto che molti miei parenti , partiti in giovane età , non hanno fatto ritorno. Da qui la mia necessità di lasciare un mio contributo ai giovani d'oggi. Troppo fieri di sé frastornati dall'influenza dei Social , si stanno dimenticando dei veri valori della vita. Sono tuttavia desiderosi di informazioni che a volte non riusciamo a fornire. Questo della Shoà è un tema complicato , difficile da digerire , specie se raccontato a bambini in tenera età. 

Quanto e cosa c'è di Simona in Shulamit, cioè nella protagonista della storia.

Beh, molto direi. 

Tanto per iniziare Shulamit e Angelo sono le due persone che con la loro presenza / assenza hanno plasmato il mio carattere. Shulamit , ovvero mia madre , ha guidato ogni mio passo e mi ha consigliato nelle scelte più difficili della mia vita , standomi accanto con affetto. Angelo invece , che dire ? , mi ha quasi donato la vita. Eravamo gemelli monozigoti , ma come a volte succede solo uno di noi poteva sopravvivere al parto. Dio ha scelto per noi , ma qualcosa di lui è rimasto sempre dentro di me. 

La sua presenza nella mia vita è costante anche a causa della mia malattia. Mentre scrivevo mi è sembrato quasi di vivere le gesta e le emozioni della protagonista. Il gesto finale è proprio quello che avrei tanto voluto fare io se ne avessi avuto la possibilità

E' stato difficile per te descrivere con tanta cura alcuni dettagli degli ambienti e degli stati d'animo che descrivi?

 È stato forse frutto di lunghe ricerche?

Come indole mi reputo una ragazza cauta : difficilmente credo a racconti basandomi solo sulla testimonianza di una persona. Oltretutto le persone che mi narravano le loro storie erano abbastanza confuse e con le lacrime agli occhi , potevano quindi avere una visione della realtà un pochino personalizzata. 

Invece chi racconta secondo me deve lasciare in un cassetto i propri sentimenti , ed essere una sorta di spettatore impassibile , senza quindi farsi coinvolgere dalle emozioni. 

Sono molti i libri che ho letto , i documenti e i musei da me visitati al riguardo. Ho parlato con svariate persone e ho scavato nel profondo del cuore di chi non ha mai dimenticato la parola sofferenza

In questo periodo particolare della vita di tutti noi può aiutarci in qualche modo la lettura di questo libro? Quale è il messaggio che ci vorresti lasciare?

Spero che in molti leggeranno il libro e che ciò che ho raccontato rimanga nella mente dei giovani d'oggi , che per loro sia fonte d'ispirazione su come comportarsi davanti alla sofferenza. Bisogna dedicare gli altri quella comprensione che spesso riserviamo a noi stessi. 

Certi orrori non devono ripetersi. 

Né ora né mai più

Cosa ne pensi della " biblioteca dei miracoli nascosti" e del lavoro delle book blogger

Direi che è una pagina ben strutturata che coinvolge molto sia gli scrittori emergenti che i lettori. La ragazza che la gestisce è molto competente , ha una buona dialettica e sa entrare nel cuore delle persone. 

Trovo che il lavoro dei book blogger è molto utile seppure difficile. Ore e ore passate a leggere libri , a documentarsi e a relazionare su scrittori più o meno bravi. E lo fanno soprattutto con abnegazione , evidenziando il loro lato buono di ogni lavoro.

Grazie davvero Simona, per tutto  il tempo che hai dedicato a noi 

e per questa testimonianza, la tua. 

E' stato qualcosa di  davvero emozionante, proprio perché ci hai raccontato  una verità  piena  coraggio.

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