Recensione Viaggio nella solitudine di Germana di paolo

20.04.2020

Data di uscita: 9 luglio 2016 

pagine: 197

"Siamo in una società in cui l'essere soli è visto come una malattia da evitare e in una sorta di corsa al vaccino riempiamo le nostre vite di appuntamenti più o meno gradevoli, di impegni, di musica, di letture, parole, televisione e gente"

In questo libro ci troviamo in un vero e proprio viaggio nella solitudine, che è differente dalla forma di tristezza ma, al contrario, viene visto come una risorsa in cui rafforzare il proprio se. Quando l'essere soli smetterà di far paura e si avrà la forza di viverlo, allora si riuscirà ad avere una grande trasformazione interiore che ci permetterà di essere più forti e liberi.

"...chi non ama la solitudine non ama veramente neppure la libertà, perché se non si è soli e non si ha silenzio intorno a sé non si è liberi. (Schopenhauer)".

Attraverso questo saggio Germana di paolo ci accompagnerà attraverso un viaggio in cui appunto possa avvenire questa trasformazione, partendo da quella che è la solitudine emozionale, la forma più primitiva in cui si prova dolore e sofferenza nell'essere soli, e quindi cercare in ogni modo di sopperire ad esso a costo di riempire la nostra vita di cose inutili e rischiando di essere infelici.

"sembra che si dia sempre meno spazio al bisogno che abbiamo di silenzio, di capire chi siamo, di ascoltare la nostra voce tra quella degli altri. La realtà è che siamo intrattenuti senza tregua. Siamo in compagnia costante. Il silenzio ci è del tutto sconosciuto."

Chi sa stare da solo soffre meno, prova affetto ma non dipende, quindi anche se soffrirà non perde il suo baricentro. Mentre al contrario chi non sa stare solo si attacca al suo oggetto d'amore, ne ha dipendenza, anche a costo di rendere infelice sé stesso e gli altri.

La maggior causa del perché non sappiamo stare da soli è perché abbiamo paura di non essere accettati, decidere invece di vivere la solitudine e usarla come percorso autoconoscitivo, vuol dire stare con le sensazioni che affiorano mentre siamo soli. Tutto questo non vuol dire isolarci ma se si ha una dose di solitudine regolare nella vita questo ci permette di avere rapporti più sinceri e qualitativamente migliori con gli altri.

"la solitudine ci ha costretto a guardare e qualcosa è cambiato, perché più guardiamo il pensiero, più esso ci appare incompleto. Non fuggire ha reso possibile la nascita della consapevolezza, grazie ad essa abbiamo capito alcune cose fondamentali sul sé e questa solitudine si è catapultata verso l'interno".

Con una scrittura abbastanza lineare e fluida ci troviamo difronte un saggio su un tema un po' delicato sui cui solitamente non dedichiamo molta attenzione, forse perché culturalmente siamo abituati a vedere la solitudine come fattore negativo. Qui ce ne regala, invece, un aspetto diverso sul tema, dando anche un suo aspetto potenziale. quindi è un genere di lettura adatto a chi ama l'introspezione, è riflessivo, anche se molte volte si dilunga molto nei discorsi. Ci sono anche numerosi rimandi a filosofi che può essere adatto a chi voglia approfondire la questione.

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